Pasquale

Ciao, mi chiamo Pasquale, ho 21 anni e vivo in Calabria, tra Crotone che è la mia città di origine e Catanzaro dove studio Giurisprudenza da ormai 3 anni. In realtà non è così scontato dire che “vivo” in Calabria, anzi diciamo che nulla è così scontato da quando…beh chi se lo ricorda più. Era Maggio del 2013, avevo 14 anni e stavo per concludere il mio primo anno di liceo classico: ero entusiasta della nuova scuola, e stranamente per un adolescente ero molto sicuro di ciò che sarei voluto essere da grande. Era tutto chiaro..fino a quando chiaro non fu più nulla. Non era chiaro perché avessi sempre meno fame (io che ero una buona forchetta), perché all’improvviso ero passato dall’essere un’atleta a non riuscire più ad alzarmi da una sedia, perché la mia faccia era ogni giorno più scavata, e gli occhi sempre più neri. Fu chiarissimo invece che qualcosa non andava quando feci la prima TAC, fu chiaro al medico che mi mise su una ambulanza verso il reparto di Oncoematologia dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Fu chiarissima anche la diagnosi: Linfoma di Hodgkin, che per quanto volessero chiamarlo in altri modi non cambiava un’altra cosa che, vi assicuro, era chiarissima: mi ero ammalato di cancro.
Da quel momento intrapresi un percorso fatto di cure, chemio, cortisone e continui ricoveri in ospedale. Dovetti andarmene da casa mia, e vidi i miei fratelli crescere senza di me. Il mondo continuava fuori la porta serrata della mia stanza, e come fosse l’aria fuori della mia mascherina non lo sapevo neanche, come non sapevo che sapore avesse un bacio o quanto potesse essere caldo un abbraccio. Passò un anno di lotta senza paura, senza quartiere…senza successo dissero i medici, che consapevoli di aver fatto tutto il possibile mi diedero una lettera di dimissione, un bacio sulla fronte e mi mandarono all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma per cercare armi più potenti per combattere il mostro in me. Qui conobbi un mondo nuovo, fatto di cure all’avanguardia e di un amore diverso, quello che ti fa sentire a casa anche se la tua vita dista 800 km. Feci la terapia e il trapianto, andò tutto bene e finalmente sembrava che fosse suonata la campanella di fine incontro, ma purtroppo quando è finita, non è finita. Passarono pochi mesi e dovetti imparare il significato della parola recidiva, una parola infame che mi ha perseguitato altre due volte dopo aver tentato protocolli sperimentali, affrontato interventi e innumerevoli cicli di terapia. Oggi sono passati quasi 7 anni, 3 recidive ed innumerevoli cicli di terapie di ogni genere.
Ma questa non è la mia vita: questa è una anamnesi, è ciò che racconta la mia cartella clinica…io sono tutt’altro. In questi anni ho condotto una guerra senza risparmiarmi in alcun modo, sul mio corpo porto ogni cicatrice del fronte e non abbasso mai la guardia perché il mio nemico lo so, non ha alcuna pietà. Ho concluso i miei studi al liceo classico e ho accettato di rinunciare al mio sogno di arruolarmi nella Marina Militare, ho accettato però di essere un soldato senz’armi e uniforme, e di lottare contro chi ha tentato di portarmi via ogni cosa…ma non ha messo in conto che io sono più forte.
Quando nel 2017 il Dott. Giuseppe Maria Milano mi ha parlato del suo progetto di mettere in rete tutti i pazienti ed ex-pazienti adolescenti del reparto di Oncoematologia dell’OPBG ho guardato a questa iniziativa con entusiasmo: ho capito finalmente che tutto il mio dolore e la mia sofferenza potevo offrirla per sostenere chi nella mia battaglia era al mio fianco, e che sul corpo portava i miei stessi segni. Oggi 4You mi ha dato innumerevoli possibilità per dare un nuovo slancio alla mia vita, e in questa corsa voglio tirare il numero maggiore di persone possibili, per mostrare a tutti che il cancro è un avversario sleale e crudele, ma insieme abbiamo la forza delle onde del mare che possono sommergerlo e rispedirlo da dove egli è venuto.