Lucrezia

4 ottobre 2013, 4.28 del mattino.
Mi presento sono Lucrezia, ho 21 anni e se vi trovate qui a leggere sicuramente sapete già cosa aspettarvi o forse no. Quella data, per me ha segnato il momento esatto in cui da bambina sono diventata adulta. Com’è iniziata? Da una bollicina, chi avrebbe dato peso a qualche apparente bollicina sulla fronte?
All’età di 15 anni mi sono ammalata di una malattia rara, il cui nome probabilmente l’avete sentito in qualche puntata di un medical drama, ma mai come diagnosi reale. Si chiama Istiocitosi a cellule di Langherans, a quel tempo mi sembrava più uno scioglilingua che il nome di una patologia. Iniziai con dei fastidi, qualche mal di testa e sbalzi di pressione. Così il 2 novembre venni ricoverata e operata. Pensata guarita a distanza di pochi giorni dall’interruzione della terapia antibiotica, ripresi a stare male. Così due mesi dopo, si accorsero che la mia malattia si era ripresentata. La decisione fu quella di rioperare,e iniziare la chemioterapia. Perciò dopo lunghi pianti, tornai in ospedale il 4 febbraio per il ricovero. Intervento, dimissioni e inizio della chemioterapia. Io per tutto il mio percorso di cura, avevo a mente solo una cosa, non farmi rovinare la vita dalla malattia, ma lottare per continuare a viverla come prima, perciò per quanto fosse possibile ho continuato ad andare a scuola, ad ottenere anche i miei buoni voti e a cercare di condurre una vita adolescenziale normale, anche se vi lascio immaginare le difficoltà. In questi periodi della tua vita capisci davvero quali siano le priorità, ciò per cui nella vita valga la pena lottare, chi tenersi stretto e chi lasciare andare. A distanza di anni ho capito quanto quest’esperienza mi abbia insegnato e una volta che affronti una cosa simile la vita non la guardi più come prima, impari ad assaporarla in modo diverso. La difficoltà più grande? È stato riuscire ad accettare di dover mostrare la parte più vulnerabile e fragile di me tutti i giorni a tutti, in quanto una volta asportata la placca in titanio la mia lesione frontale era visibile a chiunque. A luglio del 2015 mi riammalai ma stavolta con localizzazione diversa. Altro giro, altra corsa, altro intervento e altra chemioterapia. Così a febbraio del 2018 ho terminato le terapie che mi hanno portata alla guarigione. Poi qualche mese fa ho potuto chiudere definitivamente il capitolo sottoponendomi a un intervento di ricostruzione ossea, andando a posizionare quel pezzettino di puzzle mancante per tornare a sentirmi completa. Quando ho iniziato questa, definiamola, avventura non mi sarei mai aspettata di trovare una seconda famiglia, ho avuto la fortuna di conoscere “compagni di viaggio” che ancora oggi fanno parte della mia vita, persone con le quali maschere e difese non sono mai servite. Quelle stesse persone che mi hanno fatto conoscere il 4YOU, con le quali oggi aiutiamo altri ragazzi come noi a non sentirsi soli o diversi. Quando entrai a farne parte mi resi conto di quanto la condivisione sia importante per non isolarsi.